La scorsa domenica c'era l'Indipendence day in versione invernale, e io ho voluto partecipare nonostante fossi al lavoro. Eh sì che era domenica. Appunto. Che la domenica si fan più soldi che in settimana! Eppure a me mette così tanta tristezza 'sta storia dei negozi aperti la domenica. E adesso che lavoro nella libreria di un centro commerciale la tristezza arriva all'ennesima potenza. La tristezza di tutte quelle persone che ci vengono a passare interi pomeriggi domenicali al centro commerciale: non è che devono far la spesa, ci vengono proprio a pascolare, ci vengono a portare i bambini. Io me li immagino che, terminato il lauto pranzo domenicale (a meno che non vengano direttamente a pranzare al McDonald), si dicano qualcosa tipo "Che facciamo di bello in questo pomeriggio di sole?" (Sì, anche quando fuori splende il sole, loro preferiscono i neon e preferiscono trascinarsi dietro cappotti, cappelli e sciarpe e lamentarsi del troppo caldo all'interno dei negozi) "Andiamo a fare un giro al centro commerciale, così i bambini si divertono!" Eh già, che mica viviamo in una città piena di musei, di teatri, di cinema, di centri sociali e associazioni che organizzano in continuazione attività per bambini.
E non mi venite a dire che l'apertura domenicale dei negozi è una necessità, che è l'argomento che mi fa imbestialire di più. Perchè la questione non è "come fanno quelli che lavorano dal lunedì al venerdì a far la spesa": la fanno il sabato! E se pure lavorassero su sei giorni, non credo lavorerebbero 12 ore al giorno, e se così fosse credo che i loro problemi sarebbero ben altri che quello di trovare il tempo per far la spesa. No, non ci sto a farla passare per una necessità di popolo, è una necessità solo di chi vuole che spendiamo forsennatamente e inutilmente i soldi che non abbiamo, è un'occasione, semmai non ce ne fossero abbastanza, di portare le persone agli acquisti compulsivi, di cavar loro soldi dalle tasche sempre e comunque, di farli spendere spendere spendere.
Ma forse ho un po' divagato...anche se in realtà solo un po', visto che qui si parla di prepare dei pasti senza il bisogno di andare al supermercato.
E dunque cominciamo!
Colazione veloce perchè, essendo in turno di apertura e non amando, mio malgrado, svegliarmi presto, il tempo che intercorre tra me sotto le coperte e me in autobus è minimo. Per cui, tazzona di caffè (equo) americano e una bella fetta della torta di farina di castagne preparata sabato. Qui una foto, per la ricetta dovrete aspettare qualche giorno. Quel che importa sapere qui è che gli ingredienti vengono un po' dal mercato di Campi Aperti e un po' dalla Rita, una bellissima signora con una bellissima drogheria dove vende cibi sfusi e confezionati, provenienti dalle zone limitrofe o dalla rete di Genuino Clandestino.
Per pranzo, come tutte le volte che il pranzo lo faccio in libreria, la sera prima mi sono preparata la mia bella schiscetta, o il mio bento se vogliamo dirlo alla nipponica maniera. Quella di domenica consisteva in del riso basmati, sempre del mercato equo, condito con crema di carote e radicchio. La crema di carote era un avanzo: l'avevamo preparata per dei crostini un paio di giorni prima, semplicemente frullando carote e un aglio con un goccio d'acqua e un filo d'olio e aggiungendo poi dello zenzero grattuggiato, un pizzico di sale, qualche goccia di limone e una macinata di pepe. Il radicchio invece l'ho tagliato a striscioline e messo in padella con un porro e un po' di olio, ho lasciato cuocere per una decina di minuti aggiungendo un goccio d'acqua e un po' di sale e questo è quanto. Se poi volete sapere anche come ho cotto il riso, vi dico che io, qualsiasi riso usi, da un po' di tempo uso metterlo direttamente in pentola con l'acqua fredda che lo copre di un paio di dita e lo faccio andare col coperchio, che dopo un po' sposto un minimo per far uscire il vapore, finchè non ha assorbito l'acqua. In questo modo tiene un'ottima consistenza e soprattutto non disperde in acqua le sue proprietà. E poi sprigiona un profumo che la cottura in acqua bollente se lo sogna!
Per merenda mi sono portata le chips di mele.
Per cena grande evento! No, non vi aspettate un banchetto regale, abbiamo mangiato dei crostini alla zucca e una zuppa di lenticchie. Eppure entrambi non vedevamo l'ora, perchè la zuppa l'abbiamo cotta nella nostra nuovissima pentola di terracotta!
Non la trovate bellissima anche voi?!
Il mio primo, e forse unico (devo avervi accennato, qualche volta, di sfuggita, all'estrema importanza che ha per me il contatto diretto con chi mi vende qualcosa...), acquisto on line.
La pentola è arrivata già un po' di giorni fa, ma tienila in acqua 24 ore, altre 6 ad asciugare all'aria, fa sì che entrambi abbiamo tempo di dedicarci alla preparazione lenta di una cena (perchè dobbiamo esserci entrambi per l'evento, ovvio!), siamo arrivati a domenica sera. Ci è sembrato d'obbligo inaugurarla con le lenticchie di Castelluccio che il tizio da cui compriamo semi e legumi ci ha venduto come eccezionali (quanto aveva ragione!).
La ricetta della zuppa è delle più classiche: soffritto abbondante (con olio e acqua però) di carote, cipolle e aglio tritati, aggiunta di qualche patatina a dadini; appena rosolate le patate, aggiunta di lenticchie e acqua fredda e qualche foglia di alloro. Quando la zuppa era quasi pronta ho spento e ha continuato a cuocere per un'altra decina di minuti, ho aggiunto sale, peperoncino e un po' di menta secca tritata che con le lenticchie sta benissimo e ho servito con un filo d'olio crudo.
Mentre aspettavamo la zuppa, abbiamo placato la fame con dei crostini alla zucca
La zucca era la delica, la mia preferita perchè si mangia con la buccia, cotta al vapore e schiacciata con la forchetta; il pane è quello che fa Fra col Babbo (la nostra pasta madre); il tutto è condito con un giro d'olio, sale e pepe.
In attesa del prossimo evento...buona indipendenza alimentare a tutti!